Una decisione storica, che in molti aspettavano da tempo: lo Sri Lanka dice addio alle piantagioni di olio di palma e blocca l’esportazione.

Il Governo dello Sri Lanka ha preso una decisione che gli ambientalisti aspettavano da tempo: le piantagioni di olio di palma verranno eliminate e le importazioni saranno bloccate. La scelta è arrivata dopo un’attenta analisi, che ha portato alla luce diverse problematiche, tra cui il massiccio impoverimento del suolo.

Sri Lanka: stop alle piantagioni di olio di palma

Addio alle piantagioni di olio di palma: è questa l’importante decisione storica presa dal Governo dello Sri Lanka. Le importazioni sono vietate e tutte le colture esistenti saranno sostituite nei prossimi dieci anni con alberi di gomma e altri arbusti in grado di garantire maggiore biodiversità. Gli ambientalisti chiedevano questo cambio di rotta da tempo e, ormai, non speravano più di vedere esaudito il proprio desiderio. È bene sottolineare che lo Sri Lanka è uno dei maggiori produttori al mondo di olio di palma e che, ogni anno, ne importa oltre 200 mila tonnellate. Pertanto, questa decisione stupisce ancora di più.

La scelta del governo non è arrivata a cuor leggero, ma dopo un’attenta analisi delle linee guida e delle raccomandazioni di un gruppo di esperti formato dalla Central Environmental Authority (CEA). Sono stati loro ad evidenziare gli aspetti negativi di questo tipo di coltivazione. Ovviamente, si sta parlando di monoculture intensive che creano danni irreversibili non solo all’ambiente, ma anche alla popolazione locale. Pertanto, lo Sri Lanka ha deciso di interrompere questo commercio e puntare su piantagioni più rispettose dell’ambiente e della biodiversità del territorio.

piante per olio di palma
coltivazione di olio di palma

I danni causati dalle piantagioni intensive di olio di palma

Le piantagioni di olio di palma con monoculture intensive erodono in suolo e portano all’essicazione delle sorgenti d’acqua. Questo perché l’albero in questione cresce in tempi molto rapidi e, di conseguenza, richiede un grande consumo di acqua. Se le coltivazioni continuassero a produrre oltre 200 tonnellate di prodotto, le sorgenti locali finirebbero prosciugate nel giro di pochissimo. Come se non bastasse, non avendo sottobosco o consociazione, non viene assolutamente favorita la biodiversità.

A tutto ciò si aggiunge un altro grave problema: gli effetti potenzialmente dannosi su flora e fauna. La pianta da olio di palma, non essendo autoctona e non avendo impollinatori naturali, necessita di punteruoli africani. Questi nuovi insetti sono stati introdotti nel territorio senza conoscere gli effetti che potrebbero avere sull’ambiente.

Il referente capo del gruppo di esperti e professore presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Peradeniya, Gamini Hitinayake, sostiene che la proliferazione delle palme da olio sia una minaccia per tutte le colture tradizionali. Queste – gomma, tè e cocco – sono di gran lunga più rispettose dell’ambiente e, dulcis in fundo, possono creare maggiori posti di lavoro, quindi un grande beneficio per la popolazione locale.

Riproduzione riservata © 2024 - LEO

ultimo aggiornamento: 04-07-2021


Un’azienda italiana costruirà la prima ferrovia ad alta velocità degli USA

In bici da Roma ai Castelli: nasce la bicipolitana del progetto BioVie